La Stella del Texas (Galveston, Tex.), Vol. 7, No. 3, Ed. 1 Saturday, January 19, 1918 Page: 3 of 4
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L’AURIGA DEL
SETTIMO
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è pienamente riuscito e non poteva,
del resto, pienamente riuscire, per la
maggiore resistenza che al malefizio
doveva opporre ed oppose la gloriosa
tradizione militare e la fiera coscien-
za nazionale, che contò le momenta-
ne suggestioni dei principii politici e
degli interessi di classe formano in-
sieme del cittadino, nei momenti del
pericolo, un baluardo inespugnabile
pei- la difesa della patria — e la pa-
tria rimane indifesa soltanto la dove
il cittadino à formato di materia vile,
o per la sua ignoranza e la sua inca-
pacità politica si può dire non ancora
nato o non ancora formato. Ma altro-
ve il delitto fututto consumato — e
accettato.
Noi siamo nel fuoco, e non possiamo
e non dobbiamo attardarci a discu-
tere il caso nostro. Ma attraverso gli
scandali della Francia possiamo bene
comprendere tutta l’opera dell’organiz-
zazione degli Imperi centrali nei paesi
dell'Intesa, tendente alla disfatta.
Rivolgetevi pressi gli Uffici Postali e Bancarii dove vi daranno
tutte l’informazioni a questo riguardo.
CHE ADESSO GLI OCCORRE.
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litario scrittore, può arrivare a distrug-
gere o modificare.
Ma io che conosco la mia gente, non
escludo e non posso escludere che, per
diverse vie, sotto diverse forme, si ri-
pigli in Italia, anche nel momento in cui
l’Italia ha più bisogno di aiuti e di soc-
corsi, la campagna delle tristi vocifera-
zioni equivoche (La stampa in Italia è
fortunatamente più savia e prudente
che altrove) contro gli alleati — e,
con gli elementi che mi offrono gli
scandali della Francia, domando sem-
plicemente se sì crede con una simile
campagna di fare gli interessi dell’Ita-
lia — o gli interessi del nemico.
Gli elementi sono quelli.
Io non ho altro da aggiungere.
RASTIGNAC.
(Vincenzo Morello.)
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Il grande polemista parlò ieri
Camera francese per tutti i paesi
l’Intesa. Arrivato al potere dopo
catastrofi — quella morale in Francia,
quella militare in Italia — prodotte
dalla stessa causa dissolvente, egli dis-
se le parole che doveva dire, fisso il
programma che doveva fissare, per il
suo governo; ed è sperabile per quello
di tutti gli alleati: — “Non più cam-
pagne pacifiste, non più mene tede-
sche, nè tradimenti, nè semitradimen-
ti.” La Francia, conosce gli effetti di
quelle campagna. Più dolorosamente
li conosce l’Italia. Dopo due anni di
guerra, in un “fiat,” perduti i territo-
rii rivendicati, perduti il lavoro e il
risparmio di due generazioni, perduti
il sangue e la gloria, dei più nobili cuo-
ri italiani — e il nemico in casa! Gior-
gio Clemenceau arriva appena in tem-
po, in Francia, per punire. Arriverà
in tempo il Governo, in Italia, per
stringere nel suo pugno tutta la na-
zione e lanciarla tutta contro l’inva-
sore? O arriverà in tempo il mondo
politico italiano per crearsi finalmen-
te nell’ora più grave del pericolo, un’a-
nima nemica contro il nemico?
Il tedesco, è noto, ha il più profondo
disprezzo per la gente latina e la gen-
te slava: gente, nel suo concetto, e-
gualmente debole di mente e di co-
scienza, e quindi egualmente turlupina-
tole mutabile, e corruttibile. Che cosa
non. si può dare a intendere ai fanciul-
li inesperti e ai vecchi sonnolenti ? e a
quali atti, anche contro se stessi, non
si possono indurre i poveri dì spirito?
Così gli Imperi centrali hanno dato
a intendere, fino a ieri, tutto quello
che hanno voluto ai lóro servì slavi
e latini, a cominciare dalla giustizia
della causa e dall’innocenza delle loro
intenzioni, per. finire all’ingiustizia del-
la causa e alla perfidia delle intenzio-
ni dell’Intesa. E la loro propaganda
ha risparmiato molto fuoco e molta
fatica alle loro Divisioni — che tro-
vavano prostrati e vinti gli animi dei
paesi e degli eserciti in guerra prima
di incontrarne le armi ,o di vederle
cadute per via.
Si voleva la disfatta senza combatti-
mento.
In Francia,- è vero, il tentativo che
Sono vari gli affari negli scandali
della Fi-ancia. Vi è l’affare Almerey-
da. Vi è l’affare Bolo. Vi è l’affare
Tourmel. Vi è l’affare Lenoir. E
tutti insieme, qiiesti .affari sboccano
nella stampa, che nel disegno germa-
nico deve servire a sconvolgere l’o-
pionione e deviarla dagli sleali e dagli
interessi della difesa nazionale per in-
durla alltabbraccio di Folleville con la
Germania e all’oblio dei danni soffer-
ti e delle ingiurie patite dai paesi in-
vasi, in vista del porto umanitario del-
l’avvenire. Onde i due temi obbligati
della propaganda: il tema fondamen-
tale, “leit motiv” o pace immediata, la
pace ad ogni costo; e il tema comple-
mentare; la diffidenza contro gli al-
leati, sostenitori della guerra, e la con-
fidenza nel nemico, generoso, inca-
pace di abusare della sua vittoria, e
pronto a offrire la pace al minor prez-
zo e alle più convenienti condizioni.
La Germania ha il vanto della musica
orchestrale nel mondo moderno e con
la sapienza dei suoi grandi direttori
d’orchestra distribuì e diresse le parti
dei varii strumenti impiegati alla tri-
ste marcia funebre della pace, che do-
veva portare insieme la Francia e l’Ita-
lia al sepolcro. Giorgio Clemenceau fa
tacere in Francia la marcia funebre e
intona la “Marsigliese.” Si scopriran-
no anche le tombe in Italia?
Inutile ricordare tutti i motivi della
pace universale. Più utile ricordare
quelli che avevano il compito specifico
di combattere le alleanze e diffamare
e discreditare gli alleati: quelli del-
l’“Oeuver” contro l'Italia; quelli del
“Journal” contro l’Inghilterra e l’Ame-
rica.
L’“Oeuvre” era (ed : ancora?) una
specie di “Neue Freie Presse” fran-
cese, e sosteneva (figurarsi se sostiene
ora!) che l’interesse della Francia è
di essere alleata con l’Austria non con
l’Italia, e che i diritti dell'Italia sulle
terre irredente sono diritti irrisoni e
in ogni caso di impossibile rivendica-
zione, considerata l’inferiorità politica
e morale dell’Italia di fronte all’Au-
stria. Perchè, dunque, indurre la Fran
-eia a sposare alle sue sorti quelle in-
felici dell’Italia, quando tutti i suoi
calcoli e i suoi interessi la trascinereb-
bero invece all’amicizia con l’Austria?
Impossibile raccontare tutta l’intri-
cata storia della compra.- vendita del
“Journal,’’ che fa parte delle meravi-
gliose avventure di Bolo pascià, di Mu-
nir pascià (questo autentico, come an-
tico ambasciatore di Turchia a Parigi)
e della coppia Desouches-Lenoir. E’
noto che i fondi per l’acquisto erano
dati, nell’ultima fase, alla coppia De-
souches-Lenoir, dal sig. Arturo Schoel-
ler tedesco naturalizzato svizzero, an-
tico console di Germania a Zurigo non-
ché dottore “honoris causa” dell’uni-
versità di Jena; e dati — dieci milio-
ni — espressamente per la camapgna
contro l’Inghilterra e l’America — co-
me, il “Journal” stesso dichiara: “Il
sig. Dhur — dichiara infatti il “Jour-
nal” — redattore capo al tempo delle
trattative con il sig. Schoeller, ebbe la
debolezza di sottoscrivere e impegnar-
si per le campagne progettate contro
l’Inghilterra e l’America e l’impruden-
za di vergare il documento mercè il
quale i signori Desouches e Lenoir
pervennero ,a consumare il delitto del
quale sono accusati.” E’ l’imputato
stesso che confessa, e non v’è più luo-
go a dubbi nè a equivoche interpreta-
zioni sul delitto. Il delitto; la lotta
interna contro l’Inghilterra e l’Ame-
rica.
Questa lotta, contro le alleanze e
gli .alleati, è uno dei mezzi di disgre-
gazione che la Germania ha sempre |
usato con maggior successo nei paesi
dell’Intesa. Non si alimenta anche qui
in Italia la corrente contro la Francia
e ITnghilterra — e specialmente con-
tro l’Inghilterra, ritenuta e considerata
sempre dagli italiani, in tutti i tempi,
nelle buone come nelle cattive ven-
ture, l’amica tradizionale, l’amica fi-
da e sicura, l’amica d’elezione e di per-
fezione?
Ma io non voglio parlare dell’Italia.
Estraneo alla mente e all’azione del
mondo politico italiano forse non del
tutto conscio delle sventure della pa-
tria, io non ho la stolta illusione di
persuadere qualcuno o mutare qualche
cosa. Il mondo politico italiano ha le
sue leggi fisse, che nessuna forza uma-
na, tanto meno la vana parola di un so-
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datore della Socièta, un buon ragazzo,
istruito e serio, abillissimo nel mestie-
re.. sa., era in cavalleria..
— Bene, bene.. noleggio quattro car-
rozze scoperte e questa per la sposa.
— Allora.. veniamo al sodo. — E
con queste parole il direttore della
Socièta anonima omnibus e vetture,
servizio a domicilio, invitò il cliente
nello studio, per il contratto. E Bat-
tistino, ch'era in maniche di camicia,
tornò a strigliare i cavalli. Nel vasto
cortile delle rimesse c’era un grave si-
lenzio, una grave pace; era sera, era
tardi ed ormai più nessuno sarebbe ri-
entrato. Il cocchiere strigliava ed ar-
rischiava una cantatina, tanto per am-
mazzare la noia del lavoro:
oh dolci baacii, ooh laanguide
zee...
E giù colpi di spazzola.
All’ndomani tutto è pronto. Battisti-
no e i colleghi aspettano tranquilli il
matrimonio e nell’attesa, accarezzano
i cavalli e si aggiustano le abbondanti
livree. Matrimonio di fittabili, quel-
lo. .. gente danarosa.. La casa era vec-
chia ,ma .abbastanza pulita e d’aspetto
piacevole; dicevano che fosse dì un
amico... Anzi Battistino, aguzzando le
orecchie riusci a sapere addirittura che
gli sposi abitavano in un grosso ca-
scinale fuori di porta e che si erano
riuniti a Milano presso gli amici per
svolgere con maggiore comodità la ce-
rimonia.
Vennero ad interrompere le risa e i
loro consueti pettegolezzi, una mezza
dozzina d’invitati e i sovrani della fe-
sta. Ciascuno dei cocchieri risali in
fretta al suo posto e si mise a sedere
con grande compunzione, girando at-
torno gli occhi e facendo calcoli ma-
tematici relativi al peso delle persone.
Battistino, per esempio, stava misu-
rando e pesando mentalmente un si-
gnore calvo e tarchiato che gli volge-
va il dorso, poi si volse ad una signora
attempatella che lo fissava con insi-
stenza.
— Dio che noiosa! Oh non aveva
mai visto dei cocchieri?... Si, sono un
bel giovanotto, eh? Guardi un po’ che
spalle. Ma... ma quella li è la signora
Barbara... sicuro., mi pare... si, è lei,
è dell’isola Bella.. — E il nostro eroe
a quell’improvvisa rivelazione si ral-
legrò tutto, internamente. — Oh che
caso! La signora Barbara... Quanti an-
ni!... cinque, no sei... che bella com-
binazione! — É avrebbe voluto discen-
der subito da cassetta per andare a
stringerle la mano.. Quante cose aveva
da dire! E chisà quante ne .avrebbe
sentite., .perchè era lei... La signora
Barbara della cascina Isola Bella, qui
a due passi da. Milano... dove c’era na-
to lui... Ma .adesso non v’era tempo
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La Stella del Texas (Galveston, Tex.), Vol. 7, No. 3, Ed. 1 Saturday, January 19, 1918, newspaper, January 19, 1918; Galveston, Texas. (https://texashistory.unt.edu/ark:/67531/metapth1183251/m1/3/: accessed June 13, 2024), University of North Texas Libraries, The Portal to Texas History, https://texashistory.unt.edu; crediting Rosenberg Library.